L´EPOPEA DI TATANKA SCATENATO
- maximminelli
- 10 dic 2024
- Tempo di lettura: 9 min

“Non c’è impresa migliore che quella realizzata con le proprie mani. E i pugili concordano con questa frase di Omero. La boxe è rabbia disciplinata, forza strutturata, sudore organizzato, sfida di testa e muscoli. Sul ring o fai di tutto per restare in piedi oppure dai fondo alle tue energie e metti in conto di andare giù. In ogni caso combatti, uno contro uno. Non ci sono altre possibilità e nessun’altra mediazione”
(Roberto Saviano)
La boxe per sconfiggere la criminalità, la boxe per tenere i ragazzi lontani dalla strada e dal rischio di finire nei guai. Questo è messaggio principale di Tatanka scatenato, un articolo-racconto che Roberto Saviano ha pubblicato nel 2008, per poi raccoglierlo in La bellezza e l´inferno, antologia di suoi scritti del primo decennio del secolo. Al centro della narrazione troviamo due campioni reali dello sport, Carmine Russo e Domenico Valentino, eroi locali in Campania, soprattutto nel casertano, che hanno avuto l´onore di rappresentare l´Italia alle Olimpiadi di Pechino nel 2008 e quelle di Londra nel 2012, oltre ad avere partecipato con successo a numerosi tornei internazionali tra I dilettanti.
Il primo, Carmine Russo, un metro e ottantuno di altezza e 90 chili di peso (durante la carriera), è conosciuto anche con il soprannome di Tatanka, dal nome del bisonte in lingua Lakota (una tribù pellerossa), e affibbiatogli da uno dei suoi primi allenatori. Tatanka era, fra l´altro, il nome non occidentalizzato dal celebre capo pellerossa Toro Seduto. Come scrive Saviano “Clemente Russo si è guadagnato quel soprannome perché sul ring a volte si dimentica di essere un pugile. Abbassa la testa, naso all’altezza del petto, occhi tirati su, fronte bassa e giù a picchiare.”
Il merito di Russo e Valentino è stato, soprattutto, quello di simboleggiare con i loro successi la capacità dello sport, in particolare di una disciplina dura come la boxe, di formare non solo fisicamente, ma anche caratterialmente i giovani. Nei quartieri problematici di una zona difficile della Campania come il napoletano e il casertano i club di pugilato hanno assunto da anni anche un´indispensabile funzione sociale. Russo e Valentino sono cresciuti a Marcianise, città in provincial di Caserrta, nota per i problemi con la criminalità organizzata. Ma anche come una delle roccaforti del movimento pugilistico in Italia. Proprio a Marcianisce alcune palestre offrono gratuitamente ai giovani del luogo la possibilità di apprendere i rudimenti della “nobile arte” e di allenarsi. Ricorda Saviano: “Proprio qui gli americani stanziati in Campania chiamavano come sparring partners i carpentieri e bufalari della zona, che si misuravano con i marines per un paio di dollari. E dopo esser riusciti a batterne parecchi, continuarono a combattere e misero su palestre e cominciarono a insegnare ai ragazzi del posto.” Il modello di Marcianise è stato adottato anche a Napoli e in altri centri della Campania proprio con l´obiettivo di contribuire a tenere lontani I ragazzi delle città e dei quartieri caldi dalla tentazione di entrare in contatto con le organizzazioni criminali locali.
A queste esperienze, e all´articolo di Saviano, si è ispirato il regista Giuseppe Gagliardi per il suo secondo film, Tatanka, uscito nei cinema italiani nel 2011. Nella stesura della sceneggiatura con Gagliardi hanno collaborato Maurizio Braucci Massimo Gaudioso, Salvatore Sansone, Stefano Sardo. Ispirato nel titolo e nell´ambientazione al racconto di Saviano, la pellicola di Gagliardi non è un bio-pic su Carmine Russo, come si potrebbe pensare, bensì rielabora gli spunti forniti da Saviano, ampliando lo sguardo sulla realtà del pugilato in Campania: il risultato è una storia originale, in cui non mancano riferimenti più o meno espliciti ad altre pellicole che ci conducono nel mondo della boxe.
Russo è comunque in prima piano, in quanto interpreta il protagonista adulto del film, Michele, un giovane di Marcianise, che, scappando con il suo amico Rosario all´inseguimento della polizia, si nasconde nella palestra di un club pugilistico, fingendo di essere uno dei tanti ragazzi che tira pugni sotto la guida dell´esperto allenatore Sabatino. Così si apre il film. In realtà il Michele ragazzo è nella prima parte interpretato da Lorenzo Scialla. I due, Michele e Rosario (Vincenzo Pane), vivono allo sbando, non vanno più a scuola, si arrangiano come possono anche con piccoli reati. Soprattutto le loro famiglie sono assenti: nel caso di Michele questa è rappresentata solo dal nonno, con cui lui vive.
Il contatto con il pugilato e l´allenatore Sabatino (Giorgio Colangeli) è per Michele un´illuminazione. Chiede di entrare nel club, si allena con impegno e abnegazione, conosce il sacrificio, la fatica, la disciplina. Sembra che la sua vita subisca una svolta, rappresentata anche dall´incontro con una ragazza, Luisella, con cui inizia un rapporto.
L´amicizia con Rosario, invece, finisce un po´ in secondo piano, anche perché il secondo finisce in carcere, dopo aver ferito con un coltello un altro giovane che lo aveva aggredito. Michele migliora di incontro in incontro, entusiasma gli osservatori e si mette in luce in occasione di un torneo tra i pugili del suo circolo e i soldati di una vicina base americana. È lì che viene battezzato con il soprannome di Tatanka. Attraverso lo sport, tenta di riscattarsi e costruire un futuro lontano dalla violenza e dalla corruzione che hanno segnato la sua giovinezza. Sabatino lo consiglia anche di entrare in Polizia, per approfittare del suo stato di atleta e poter gareggiare nelle file delle Fiamme Oro. Così il sogno di Michele di partecipare alle Olimpiadi avrebbe più possibilità di realizzarsi.
Proprio quando la vita di Michele si indirizza sulla via dell´agonismo, quindi anche di una relativa sicurezza economica e sociale, ecco che si intromette di nuovo Rosario. Michele rinuncia ad entrare in Polizia e accetta la proposta di Rosario: partecipare ad un furto in un magazzino di materiali per costruzione. Michele accetta, anche se non con molto entusiasmo. Il colpo va storto, Rosario uccide il custode del magazzino che stavano saccheggiando, la polizia arriva e cattura i due ladri.
Le conseguenze per il protagonista sono fatali: per proteggere l´amico, prende anche colpe che non sono sue. Finisce in prigione, dove resta per otto anni, un´eternità per uno sportivo, dando addio ai sogni di carriera nella boxe. Continua comunque ad allenarsi in carcere e, una volta scontata la pena, prova a riprendere contatto con la palestra in cui aveva iniziato a fare pugilato. Ora entra in scena Carmine Russo nei panni di Michele adulto. Il vecchio allenatore Sabatino è molto comprensivo e lo riprende sotto la sua protezione. Piano piano Michele riprende il cammino interrotto brutalmente tempo prima. Torna sul ring, riprende a vincere nell´ambito dei dilettanti e raggiunge una discrete popolarità. Combatte spesso in contesti inusuali, come centri commerciali o resort turistici. Su di lui mettono gli occhi anche ambienti meno raccomandabili, quelli delle scommesse sportive, legate alla criminalità organizzata (leggi: camorra).
Anche in questo caso è Rosario (da questo punto interpretato da Carmine Recano) che gioca di nuovo un ruolo negativo nella vita del protagonista. Il vecchio amico, infatti, è molto vicino a questi ambienti, anche se in realtà è un semplice soldato delle bande criminali, sebbene lui voglia presentarsi più influente di quanto in realtà non sia. In questa situazione di luci e ombre, Michele si vede coinvolto in un losco affare legato alle scommesse. Visto che è il favorito del match previsto, e che quindi le quote sulla sua sconfitta sono alte, viene “invitato” a perdere. Si dichiara d´accordo, ma sul ring si comporta diversamente. Per la disperazione dei suoi protettori e del suo staff tecnico Michele distrugge il proprio avversario. Consapevole che l´aria per lui è diventata pesante, scappa dagli spogliatoi e con la moto fugge. Il suo allenatore Sabatino paga per lui e viene picchiato a sangue dai “protettori” di Michele.
Il protagonista trova rifiugio in Germania, a Berlino, dove lavora per l´elegante ristorante della sua nuova compagna, Petra (Susanne Wolff), un´affascinante tedesca con cui aveva avuto una fugace relazione, quando la donna trascorreva in Italia un breve soggiorno. I due vivono insieme, ma avvertiamo che il rapporto non è stabile. Troppo diversi i mondi dei due, troppo forte il legame di Michele con l´Italia, la Campania, con il suo ambiente, soprattutto con la boxe. Scopre allora il giro degli incontri clandestini di pugilato in una fabbrica abbandonata della periferia di Berlino e, di nascosto da Petra, riprende a combattere (per soldi, ovviamente) e a vincere. Purtroppo una retata della polizia interrompe anche questa esperienza. Viene scoperto da Vinko (Rade Serbedzja) un ex-pugile, che lo prende sotto la propria tutela, lo allena professionalmente e introduce "Tatanka" in cun circuito di tornei di boxe: naturalmente Michele riesce a mettere in luce le propri doti.
Petre, però, viene a conoscenza del fatto che il suo compagno abbia ripreso a combattere e, a quel punto, la relazione finisce definitivamente. In più arriva la notizia della morte del nonno, occasione ultima per rientrare a casa, una volta assicuratosi che non ci siano pericoli con gli scommettitori delusi. Arrivato a Marcianise e incontrato di nuovo Sabatino, Michele trova l´occasione di rialzarsi di nuovo e di riprendere, ancora una volta, il cammino interrotto.
Quando tutto sembra essere di nuovo tornato ad una relativa normalità (ma può essere "normale" una realta come quella da cui viene Michele?), ecco l´ennesima, definitiva svolta, ancora legata a Rosario. Questi, caduto in disgrazia, è inseguito dai clan e, in un agguato, viene ferito, morendo tra le braccia di Michele. Pieno di dolore, amareggiato, “Tatanka” non vuole comunque rinunciare al sogno di una carriera di successo, torna sul ring e prova a nutrire ancora la speranza che la sua vita, quella di tanti ragazzi come erano lui e Rosario, possano sfuggire a quel terribile destino che aveva dannato il suo amico.
Un romanzo di formazione, senz´altro, anche una storia di cadute e risalite. Soprattutto Tatanka è una rappresentazione senza veli e esitazioni di una realtà dura, squallida, da cui, ed è il messaggio principale, ci si può tuttavia salvare: per volontà personale, certo, ma anche con l´aiuto esterno di attori come il mondo dello sport. Il mondo dei tanti gruppi sportivi, come quelli pugilistici, tenuti in piedi con determinazione e innumerevoli sacrifici da volonterosi e coraggiosi allenatori e tecnici.
Una realtà che, come sottolinea Saviano nell´articolo a cui si è accennato in apertura, ogni tanto non solo raggiunge risultati da prima pagina, come quelli di Russo e Valentino, ma che quotidianamente salva letteralmente dalle strade e dalla prigione migliaia di ragazzi.
Il riuscito film di Giuseppe Gagliardi affronta temi classici del genere (pellicole sulla boxe) e la struttura drammaturgica che racconta di due amici divisi da scelte di vita opposte, che li portano al limite ma con la possibilità di riscatto. La storia risulta ancora più efficace per il tentativo di una rappresentazione quasi neorealistica, a partire dalla scelta di un attore non professionista, Clemente Russo appunto, per il ruolo del protagonista, per passare all´uso del dialetto. Un altrettanto elemento significativo è l´altrettanto realistica ambientazione nei luoghi di Marcianise, quelli da cui proprio il campione campano viene. Ecco che entriamo in palestre fatiscenti, in cui è possibile ricevere vere e proprie lezioni di vita e di legalità per ragazzi che danno tutto se stessi per allenarsi, imparando il rispetto per gli avversari e per l´allenatore, che assume non solo il ruolo di maestro, ma anche, nel caso di Michele quello di sostituto dei genitori. L´obiettivo, o meglio, la speranza è che questi giovani non cedano al richiamo allettante del denaro facile attraverso le attività criminali. Una narrazione potente su come lo sport possa servire da mezzo di trasformazione personale.

Tornando alla performance di Clemente Russo, bisogna sottolineare che da vero pugile nelle scene di combattimento affronta veri avversari (altro tocco neorealistico) e ciò rende ancora più credibili I momenti agonistici, soprattutto quelli dell´incontro “truccato” che avrebbe dovuto perdere e che lo costringe alla fuga in Germania. Per poter partecipare al film, tuttavia, Russo (nella vita reale lui stesso poliziotto) è entrato in contrasto anche con la Polizia, subendo una sospensione di sei mesi. In sceneggiatura, infatti, era prevista una scena controversa: un giovane ladro, sospettato di aver sparato a un agente, viene letteralmente torturato da altri poliziotti durante un interrogatorio e muore per il trattamento disumano ricevuto. Per rispondere alle polemiche Gagliardi a suo tempo aveva spiegato la scelta di inserire comunque la sequenza nella versione finale del film: «L’episodio non c’è nel reportage di Saviano. Noi l’abbiamo “inventato” prendendolo dalla realtà. Avvenne a Palermo, nell’ottobre del 1985. Un giovane, Salvatore Marino, fu torturato in modi simili e ne morì. Ne parlò anche Adriano Sofri in un suo libro. Avevamo bisogno di farcire l’inizio del film con un evento drammatico, che segnasse la vita del protagonista. E poi non volevamo autocensurarci».
Quali sono gli elementi non del tutto originali, o, per essere precisi, le citazioni che Gagliardi inserisce qua e là nel film? Innanzitutto, come ormai in quase tutte le pellicole di argomento pugilistico, il modello Rocky, l´underdog dei bassifondi di Philadelphia che si riscatta a suon di pugni e sacrifici. Poi Pulp Fiction, forse, se si pensa alla sequenza dell´incontro truccato, a cui Michele si sottrae, costringendolo però alla fuga dopo aver messo ko il suo avversario: c´è addirittura la fuga in moto, come quella di Butch/Bruce Willis nel film di Tarantino. E ancora Toro scatenato di Scorsese, quando, sulle note di Eric Satie, negli ultimi fotogrammi Clemente scompare nella luce abbagliante alla fine del lungo corridoio che lo conduce dagli spogliatoi all´arena, dove combatterà ancora nonostante il dolore per l´uccisione di Rosario. Questo solo per citare alcuni possibili prestiti, del tutto legittimi e non gratuiti, che non stonano nell´insieme dell´opera.
Non si può dimenticare, inoltre, il chiaro legame con Gomorra (2008) di Matteo Garrone, peraltro anch´esso ispirato a Roberto Saviano e per la cui sceneggiatura avevano contribuito anche Maurizio Braucci e Massimo Gaudioso, presenti anche tra i collaboratori di Gagliardi per questo film. Non a caso aveva scritto Michele Anselmi all´uscita del film: “Per avere un’idea del film, immaginate Gomorra che incontra Toro scatenato che incontra Lassù qualcuno mi ama”. Come in Garrone, Tatanka mostra la stessa atmosfera cupa, estremamente realistica, senza retorica, che, come in un documentario ci mostra un mondo crudele e disincantato, dove in apparenza la luce della speranza è del tutto assente.
La differenza in Tatanka è che lo sport, in questo casol pugilato, aiuta a mantenere in vita la speranza, come la carriera reale (e non cinematografica) di Carmine Russo può dimostrare.
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