"TUTTO MOLTO BELLO": BRUNO PIZZUL NEL CINEMA ITALIANO
- maximminelli
- 9 mar
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 11 mar
E così se ne è andato anche lui, Bruno Pizzul, friulano, classe 1938, voce e volto più che caratteristico della tv italiana.

Per anni era stato il vice dell´altro monumento del giornalismo sportivo, Nando Martellini, di cui raccolse lo scettro ai mondiali messicani del 1986, a causa di un malore che impedì al collega più anziano di ripetere le imprese audio e video della mitica edizione del 1970. Fu così che Pizzul divenne il numero uno dei cronisti calcistici, ruolo che mantenne fino al pensionamento.
Pizzul era già una colonna della RAI, di cui faceva parte dal 1969, quando, con in tasca la laurea in giurisprudenza, aveva vinto il concorso per giornalista radio-televisivo. Ex-calciatore professionista (era arrivato fino ai campi della serie B con la maglia del Catania), scelse naturalmente di commentare lo sport.
Nel 1972 da Bruxelles raccontò agli spettatori italiani la finale dell’Europeo di calcio tra Germania Ovest e Unione Sovietica. Da allora non mancò nessun grande evento internazionale, come accennato restando a lungo il vice di Martellini.
Purtroppo nel 1985 fu testimone involontario, ancora una volta dall´Heysel di Bruxelles (quasi un segno del destino), del dramma che precedette la finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool, quando 39 tifosi italiani persero la vita a causa della violenza degli hooligans britannici.

Drammatico, ma solo nel senso puramente sportivo, fu il suo racconto dei rigori („la lotteria dei calci di rigore“, frase canonica a lui attribuita) nella finale mondiale del 1994 tra Italia e Brasile nell’afa del Rose Bowl di Pasadena. Tutti ricordano non solo le immagini del rigore sbagliato da Roberto Baggio, ma anche la voce “disperata” di Pizzul che lo commentò. Molti ricorderanno che le stesse immagini e lo stesso commento furono utilizzati per uno spot pubblicitario "distopico", in cui il pallone, invece, finisce alle spalle del portiere brasiliano Taffarel.
Noto per la caratteristica voce, la pacatezza e per alcune celebri frasi (oltre a quella citata sui rigori, anche il “tutto molto bello” o il “tutto da rifare”), di Bruno Pizzul sono rimaste in secondo piano altre pagine di una vita dedicata allo sport. Come le sue fugaci apparizioni sul grande schermo, naturalmente nei panni di se stesso.
Il caso più noto è il film “L´arbitro” (1974) di Luigi Filippo D´Amico, protagonista Lando Buzzanca nel ruolo riuscitissimo di un ambizioso e, almeno all´inizio, integerrimo arbitro siciliano (quasi una parodia del celebre Concetto Lo Bello). Nel corso di questo film culto, Pizzul appare di tanto in tanto davanti alla cinepresa come giornalista: per intervistare un dirigente dell´associazione arbitri, seduto in cabina per commentare le partite, o alla moviola della Domenica Sportiva, a dimostrare che, ancora una volta l´infallibile Carmelo Lo Cascio da Acireale (Buzzanca, appunto) non si era sbagliato. In altre scene del film appaiono in immagine e voce altri protagonisti del giornalismo sportivo radio-televisivo: Niccolò Carosio, che si può considerare uno dei maestri dello stesso Pizzul, e Maurizio Barendson.

Più di 20 anni dopo Pizzul tornerà sul grande schermo in un piccolo ruolo per „Fantozzi - Il ritorno“ (1996) di Neri Parenti, naturalmente con Paolo Villaggio. Infine nel 2011, diretto da Ezio Greggio, appare in un cameo in „Box Office 3D - Il film dei film“.
Da citare anche due sue esperienze solo „vocali“ per il film „Ventitré“ (2004) di Duccio Forzano, in cui si può dire che Pizzul presta la propria voce addirittura a San Gennaro, e nella versione italiana del biopic „Pelé“ (2014), in cui doppia un giornalista sportivo.
Grazie, Bruno Pizzul, anche a nome degli appassionati di film sportivi.
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